Cittadinanza onoraria di Hinterbruhl

ARTICOLO DIE FURCHE N. 43 – DEL 22 OTTOBRE 2020 (Heinz Nusbaumer)

A 14 ANNI NEL LAGER
Un Comune festeggia la vita di Marcello Martini: dalla Marcia della Morte alla Riconciliazione
Marcello Martini sopravvisse da ragazzo alla bestialità nazista ed alla Marcia della Morte. Diventò più tardi un famoso ingegnere aereonautico ed un modello per la riconciliazione
Questa è la favola amara e al tempo stesso meravigliosa di un uomo che ce l’ha fatta a cancellare l’odio, la violenza e la vendetta e questa favola è raccontata in 5 atti ed un epilogo attuale.

LO SCENARIO
La piccola località di Hinterbruhl è situata a sud di Vienna ed in immediata vicinanza di Modling e sulla strada che porta dal convento di Heiligen-kreuz . E’ sempre stato un luogo di villeggiatura frequentato da importanti personaggi (compositori , pittori, scienziati……)

Divenne famoso anche grazie al “Villaggio dei bambini” SOS e le Seegrotte che fu un tempo una miniera di gesso, oggi una grande attrazione turistica trattandosi del più grande lago sotterraneo d’Europa.

ATTO PRIMO: come tutto ebbe inizio
Nel 1986 una classe del Liceo di Baden visitò la Seegrotte e venne a sapere di due storie particolarmente avvincenti e cioè che in quella che era una volta la miniera di gesso i cavalli da traino venivano accecati per non alzarsi sulle zampe posteriori (imbizzarrirsi?) nelle gallerie scure

……..

E fu grande la compassione dei ragazzi per i poveri cavalli accecati e soltanto un ragazzino fece una domanda diversa : “ E chi ha costruito quaggiù gli aerei, chi è stato obbligato a farlo?” La guida rispose “Questo non lo so” . Allora il professore che accompagnava i ragazzi ebbe un’idea: vogliamo a piccoli gruppi incontrare gli anziani del paese e chiediamo loro cosa fosse successo allora in questo luogo; si tratta di “Oral History” raccontata da testimoni del tempo e sono progetti di questi tempi molto seguiti.

Lentamente ed all’inizio in modo molto faticoso una cappa (di nebbia) che si era posata sull’intera vicenda iniziò un pochino a diradarsi.

Dall’autunno del ’44 fino all’aprile del ’45 ci lavoravano lavoratori forzati provenienti da molti paesi d’Europa con turni di giorno e di notte ed in condizioni disumane, vivendo ammassati in baracche di un campo di concentramento che si trovava proprio sopra alla grotta.

Un vero campo di concentramento, con torrette di guardia, filo spinato elettrificato e dei veri aguzzini come guardie. Una storia di guerra rimossa e dimenticata.

ATTO SECONDO: un luogo di memoria
Il vecchio parroco del luogo, egli stesso perseguitato politico durante il nazismo, si mobilitò e mobilitò il suo comune e riuscì ad ottenere, contro la resistenza ed opposizione locale, una targa commemorativa dentro la grotta e tanto più terribili furono i dettagli che emergevano tanto lui fu più determinato ad acquistare una parte di dove sorgeva il campo, considerato terreno edificabile, e proprio lì costruire un luogo di memoria.

Nel tardo autunno del 1989 si arrivò alla realizzazione e subito arrivarono anche, nottetempo, i negazionisti dei lager che usarono lo spray per vandalizzare la targa scrivendo “tutto falso” oppure “ebreo crepa!”. Il cardinale Schonborn di Vienna arrivò un giorno e ricordò a tutti di “gettare pietre di memoria nel fiume dell’oblio”.

Tre volte l’anno, in occasione del Venerdì Santo, di Ognissanti e dell’ultimo dell’anno, da allora persone del luogo si incontrano qui per commemorare silenziosamente quei fatti.

ATTO TERZO: tortura ed assassinio
Si trovarono sempre più vecchi fascicoli ma anche racconti di testimoni oculari, lavoratori coatti di allora iniziarono a tornare nei luoghi delle loro sofferenze. Le atrocità di allora vennero alla luce in modo sempre più evidente: qui i prigionieri venivano torturati, fatti a pezzi dai cani, fucilati dagli aguzzini, ammazzati a suon di botte. E quando nella primavera del ’45 si avvicinarono le truppe sovietiche ed ebbe inizio la marcia della morte dei prigionieri del campo che durò per ben 207 Km durante la quale queste povere persone venivano mandate a piedi a Mauthausen, molte centinaia di loro, ormai pallidi e distrutti, con degli zoccoli di legno ai piedi passavano davanti alla Chiesa del paese dove stava terminando la Messa di Pasqua. Circa 150 di loro, stremati, furono uccisi durante la marcia e 51 prigionieri inabili e non più in grado di camminare erano già stati uccisi la notte precedente con iniezione di benzina nel cuore o erano stati strozzati e morirono con atroci sofferenze.

ATTO QUARTO: Marcello Martini
Un giorno un italiano si recò al memoriale: era Marcello Martini.

Il nuovo parroco parlava l’italiano e così venne alla luce un dramma di una cattiveria incredibile, perché Marcello aveva solo 14 anni quando i fascisti volevano arrestare suo padre, un uomo attivo nella Resistenza che riuscì a sottrarsi alla cattura. In sua “rappresentanza” deportarono il ragazzo a Mauthausen, Wiener-Neustadt e poi ad Hinterbruhl.

Grazie alla sua giovane età e anche ad una enorme fortuna Marcello riuscì a sopravvivere a tutte quelle bestialità; tornò nel ’45, ormai scheletrico, a casa, superò l’esame di maturità e gli studi universitari e diventò un famoso ingegnere aereonautico. Su quello che era accaduto allora tacque perfino nella propria famiglia fino a quando sua sorella riuscì a convincerlo ad andare di nuovo a vedere i luoghi della sua sofferenza. A quel punto in qualche modo lui si sciolse ed iniziò a parlare del suo periodo nel campo di concentramento. Soprattutto davanti a ragazzi e studenti italiani cominciò a raccontare di quanto accaduto nella sua gioventù e, ormai 75enne, scrisse, facendo leva sulla sua memoria e con la precisione di un tecnico, le cose accadute in quel buio periodo e tornò sempre più spesso ad Hinterbruhl, trovando persone, amici che lo ascoltavano, e ben presto chiamò il memoriale sull’area del campo il” suo sacrario”.

Mai avrebbe pensato, così disse lui ancora in vita, si sarebbe aspettato che effettivamente le pietre della memoria avrebbero perdurato nel tempo.

Nell’agosto del 2019 Marcello Martini, quasi novantenne, è morto nella sua patria come ultimo deportato di Hinterbruhl.

ATTO QUINTO: perdono e riconciliazione
Mesi dopo si fece avanti la sua famiglia, infatti il defunto aveva lasciato il suo desiderio che almeno una parte delle sue ceneri come ultimo gesto del perdono e della riconciliazione dovesse essere sepolto al memoriale del campo di concentramento di Hinterbruhl ed in effetti alla fine dell’estate quello che era mortale di questa grande persona arrivò dall’Italia ed è stato sepolto durante una semplice celebrazione sotto una lapide commemorativa.

Al tempo stesso il consiglio comunale di Hinterbruhl ha deciso all’unanimità di conferire la cittadinanza onoraria postuma allo stesso Marcello Martini e il parroco emerito che conosce la lingua italiana ha tradotto e riassunto in un piccolo libro dal titolo “A 14 anni nel KZ, la vita di Marcello Martini: dalla Marcia della Morte alla Riconciliazione”” la commovente storia della vita del suo amico Marcello e lo ha fatto perché sia mantenuta memoria di questa terribile ed amara verità adesso che anche gli ultimi testimoni oculari della tragedia nazista purtroppo non ci saranno più. La verità di quello che l’essere umano può arrecare ad un suo simile ed in questo caso addirittura ad un ragazzo di 14 anni.

E questo anche seguendo il precetto “non dimenticare alcuna delle tue azioni, non dimenticare la storia, deve essere ancora la tua radice”!

Questo venerdì il 23 ottobre siamo finalmente arrivati al momento cruciale: al museo memoriale di Hinterbruhl nella Johannesstrasse 16, esattamente sopra il punto dove riposano le sue ceneri alle ore 18 sarà scoperta una targa per Marcello Martini durante una breve cerimonia. Seguirà una breve marcia silenziosa dei partecipanti verso la Chiesa del paese dove alle 19 avrà luogo l’atto solenne per il conferimento della cittadinanza onoraria alla presenza della moglie di Martini, anche lei ormai novantenne, di sua figlia e di sua nipote.

La serata terminerà con un a presentazione dell’autore del libro del già menzionato parroco Jakob Mitterhoffer sull’uomo Marcello Martini.