I racconti

Marcello si è dedicato con instancabile zelo alla diffusione della memoria di quella che è stata una delle più drammatiche e sanguinose vicende del XX secolo, la deportazione di massa nei lager, nel suo caso, quelli nazisti del Terzo Reich.
Nei suoi racconti ricorrono alcuni temi fondamentali che con forza e chiarezza si impongono all’ascoltatore consentendogli di comprendere a fondo il dramma che Marcello ha vissuto e ciò che realmente è stato il sistema concentrazionario nazista.

Il processo di spersonalizzazione

Tra botte, comandi urlati in una lingua incomprensibile e violenza gratuita iniziò anche il nostro processo di spersonalizzazione, premessa fondamentale dell’intero sistema concentrazionario nazista. Un uomo nudo, privato di tutto, umiliato da percosse ingiuste e da incomprensibili improperi, vessato oltre ogni limite e mescolato in un coacervo di altri corpi nudi, può difficilmente mantenere la dignità che contraddistingue l’essere persona.1.
Tuttavia, a nessun uomo potranno mai togliere, ciò che sa, ciò che conosce, la sua cultura, Montignoso 1 Agosto 2013, in una tiepida serata di mezza estate, Marcello lo afferma con forza, rivolto sopratutto ai ragazzi presenti.
Un uomo nudo, privato di tutto può difficilmente mantenere la dignità che contraddistingue l’essere persona, ma nessuno ha potuto impedire a Marcello “il pensiero”, ricordando la liberazione di Mauthausen, Marcello dice: “in quel momento veramente magico tornavamo ad essere UOMINI“, Marcello, Guido e tutti gli altri, i pochi che, in verità, dai lager hanno fatto ritorno, avrebbero dovuto fare i conti con questo pesante fardello, ma sarebbero tornati ad essere uomini grazie al loro “pensiero”.

Avevo vissuto una specie di oscurità degli affetti … la solidarietà degli amici e compagni di deportazione aveva rischiarato quelle tenebre

Se una persona rimane al buio per molto tempo, non appena rivede la luce del sole, ne è talmente abbagliata da non riuscire a distinguere più nulla; gli oggetti non hanno più contorni, ed anche l’equilibrio è incerto, perché mancano punti di riferimento. Avevo vissuto una specie di oscurità degli affetti, solo la solidarietà degli amici e compagni di deportazione aveva rischiarato quelle tenebre.1
Marcello non ha mai smesso di ricordare amici e compagni di deportazione con grande affetto e riconoscenza, ritiene di essere stato fortunato da questo punto di vista, non dimentichiamo che all’epoca aveva da poco compiuto 14 anni, questi amici con la loro solidarietà e il loro affetto, sono riusciti  a sostenerlo e a rendere la sua esperienza, almeno a tratti, meno dura.
A Fossoli, a Mauthausen, erano nati legami profondi tra Marcello e altri deportati; con Guido Focacci, nome di battaglia “Tenente Colombo” nacque una grande amicizia, il figlio di Guido, ricorda così Marcello ai funerali di suo padre: “Andammo in camera e Marcello mi disse di mettergli una cosa nella tasca della giacca. Si trattava del Fazzoletto Azzurro che i Partigiani portano al collo e che ha desiderato lasciargli: quel gesto è stato carico di significati e lo ricorderò sempre, con estrema emozione, ha sugellato una profonda amicizia che li vedeva accomunati da una totale condivisione di valori.“.
A Fossoli, Leopoldo Gasparotto, aveva annotato nel suo diario: “… tra i nuovi arrivati vi è Marcello, un ragazzo di 14 anni, prelevato da solo, senza nessun parente: lo adottiamo noi.2, quando Marcello legge questo frammento rintraccerà i figli di Leopoldo, tra le loro famiglie e quella di Marcello, nascerà una bella amicizia, ogni estate si incontreranno in Toscana.

Gli “Stücke”, gli schiavi del Terzo Reicht

Chi si immagina che le SS fosse un branco di gente violenta, facinorosa; gente cattiva, seviziatori, fa l’errore più grande di questo mondo … loro si muovevano solo dopo accurata programmazione, facevano cose terribili, cose inumane, ma tutte  programmate3.
I lager nazisti erano interamente gestiti e controllati dalle SS (Schutzstaffeln) guidate da Heinrich Himmler, edificati attorno al ’33, inizialmente utilizzati come strumento di rieducazione per gli oppositori di regime, attorno al 1942,  sull’impulso della crescente domanda conseguente all’imponente sforzo bellico che la Germania stava sostenendo, collegati a fabbriche come la Rax Werke di Wiener Neustadt e la Heinkeil di Hinterbrühl, entrambe sotto-campi di Mauthausen, dove Marcello, durante la sua prigionia, sarà costretto a lavorare, saranno trasformati in vere e proprie unità produttive.
Così uno dei temi su cui Marcello discute con enfasi, in ogni conversazione, è proprio quello della produzione economica legata ai lager, Marcello racconta che, in seguito alla circolare del responsabile dell’Ufficio centrale economico-amministrativo delle SS Oswald Pohl, nel Maggio del 1942 “tutti i campi KZ [abbreviazione di Konzentrationslager], dovevano diventare campi di eliminazione e l’eliminazione doveva avvenire attraverso il lavoro, però prima di morire, dopo 3 mesi uno doveva aver reso 250 marchi, un minimo di 250 marchi3.
La vita, era stato calcolato con tabelle accurate, nelle condizioni in cui si viveva e lavorava nei lager, poteva durare dai tre ai nove mesi a seconda della resistenza fisica del deportato, questi in quel lasso di tempo doveva fruttare al Terzo Reich un minimo di 250 marchi;  il sistema produttivo tedesco anche in epoca bellica si reggeva su Imprese private, queste producevano materiale bellico che vendevano al Terzo Reich, dal canto loro le SS fornivano manodopera alle Imprese private in cambio di compenso, così, colossi Industriali e Marchi che esistono ancora oggi, hanno utilizzato come manodopera durante la Seconda Guerra Mondiale gli “Stücke”, i pezzi, gli schiavi del Terzo Reicht.

L’umanità e la serenità di Marcello Martini sono un esempio per tutti noi e ci fanno ancora sperare nell’uomo

Marcello raccontava sempre, Marcello era generoso e non si risparmiava all’umanità, così ogni volta era pronto a tornare a quei dolorosi giorni di quella che invece avrebbe dovuto essere la sua età più bella, per donare all’umanità intera un bene prezioso “il senso della libertà, il senso dell’essere uomo” e: “L’umanità e la serenità, malgrado le durissime prove subite, di Marcello Martini sono un esempio per tutti noi e ci fanno ancora sperare nell’uomo.” dice Daniel Vogelmann, figlio dell’unico italiano sopravvissuto ai campi di concentramento grazie alla “Schindler’s List”, editore della Giuntina e amico di Marcello.
La memoria non è scontata, se non lo si vuole; non è  per sempre, a meno che non lo si voglia; è sempre stato e sarà sempre necessario difenderla, è sempre stato e sarà sempre necessario proteggerla:

E voi, imparate che occorre vedere e non guardare in aria; 
occorre agire e non parlare.
Questo mostro stava una volta per governare il mondo!

I popoli lo spensero, ma ora non cantiam vittoria troppo presto;
il grembo da cui nacque è ancor fecondo.

Questo frammento tratto da “La resistibile ascesa di Arturo Ui” del 1941 di Bertold Brecht, è stato apposto all’ingresso del Museo del Deportato di Carpi.

  • Un Adolescente in Lager – Ciò che gli occhi tuoi hanno visto
    Marcello Martini – Giuntina 2007
  • 2 Diario di Fossoli
    Leopoldo Gasparotto – Postfazione di Mimmo Franzinelli – Hoepli 2007
  • 3 Viaggio a Fossoli con l’Associazione culturale Lo Stercorario