Leopoldo Gasparotto alpinista e partigiano

…lo adottiamo noi – di Giuliano Gasparotto

Era da poco uscito il “Diario di Fossoli” di nostro padre Leopoldo Gasparotto, per lungo tempo gelosamente conservato fra le cose di famiglia e pubblicato nel 2007 per iniziativa di mio fratello Pierluigi con annotazioni e postfazione di Mimmo Franzinelli.

La figlia Alessandra lo regalò al padre che leggendo quanto scritto in data 12 giugno: “… tra i nuovi arrivati vi è Marcello, un ragazzo di 14 anni, prelevato da solo , senza nessun parente: lo adottiamo noi.” non ebbe difficolta a riconoscersi.

Dieci giorni dopo quel 12 giugno 1944 Leopoldo venne ucciso, per Marcello invece fu l’inizio di quell’ odissea che lo portò poi ad essere “Un adolescente in Lagher” e che fortunatamente e fortuitamente gli concesse di ritornare.

Come dicevo si riconobbe e quindi venimmo subito contattati.

Marcello vive ora in Piemonte, noi a Milano, ma d’estate convergiamo tutti in Toscana ed è là che ci incontrammo per la prima volta e che nacque la nostra amicizia e che ogni estate ci rincontriamo e rinsaldiamo i nostri vincoli di amicizia.

Eh si perché di amicizia ormai si tratta fra Marcello, “il vecchio adolescente”, e “i giovani” Pierluigi (77 anni) e Giuliano (prossimo ormai ai 70!); e a noi si aggiunge l’amico Daniel Vogelmann, un ragazzo, editore della Giuntina, casa che ha curato la pubblicazione del libro di Marcello, e figlio dell’unico italiano sopravvissuto merito alla “Schindler’s List”.

Marcello è più volte tornato sui luoghi della sua prigionia e questo anno (2013), in occasione di un suo ritorno a Mauthausen, ho voluto essere proprio con lui, e con i suoi famigliari, per una visita a quei luoghi che hanno segnato indelebilmente la storia anche di chi vi è sopravvissuto.

Questo non ci impedisce, però, quando ci rincontriamo di parlare dei suoi nipoti, dei miei nipoti figli di mio fratello, ed anche di ridere e di scherzare perché Marcello è una persona viva e di carattere allegro: come diceva Curzio Malaparte un “maledetto toscano”.

Giuliano Gasparotto